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L’eredità romano-bizantina
Voltaire scrive che figlia dello zar Alessio Mikailovich la principessa Sofia Alexeievna, assumendo la reggenza per il fratello e mettendosi alla testa dell’impero, aveva voluto eguagliare il ruolo che era stato dell’imperatrice Pulcheria con l’imperatore Teodosio II, suo fratello 1. Il filosofo francese, sottolineava in questo modo, il legame che, la Russia, la terza Roma, aveva voluto preservare, e ripetutamente riconfermare, con la seconda Roma, costituita dall’Impero bizantino.
I principi moscoviti si ritenevano i continuatori dell’Impero Romano d’Oriente. Le ragioni di questa convinzione furono sviluppate sul finire del XV secolo, durante il regno di Vassili III (1503-1533), dal monaco Philothéos di [38] Paskov. Egli dichiarava che la prima Roma era caduta a causa della eresia di Apollinare, e la seconda, Bisanzio, aveva tradito la fede cristiana quando si era riconciliata con il papa nel 1439, al concilio di Firenze. Dopo la caduta di Costantinopoli in mani musulmane, nel 1453, Mosca, era rimasta sola come Terza Roma. A ciò si aggiungeva che la casa di Rurik 2 discendeva da un fratello dell’imperatore Augusto, e come se non bastasse si sottolineava che Mosca era costruita, come Roma, su sette colli.
I granduchi della Moscovia erano più cauti, tuttavia rimaneva il fatto che Ivan III (il Grande) nel 1453 era riuscito a sposare Sofia (Zoe) Paleologo, nipote dell’ultimo imperatore d’Oriente. La sposa aveva portato in dote al Principe anche i fastosi rituali e cerimoniali della corte bizantina di cui Ivan aveva rapidamente fatto tesoro. Secondo le parole di Karamzin 3 Ivan “tentò di far rivivere la Grecia in Russia attraverso l’osservanza scrupolosa del suo cerimoniale ecclesiastico e regale. Si circondò di aquile romane e riceveva gli ambasciatori stranieri nella “Camera d’Oro” che ricordava quella di Giustiniano” 4. Sofia (Zoe) introdusse in Russia gli architetti italiani che ampliarono ed abbellirono il palazzo ducale: il Cremlino
I principi russi adottarono il sigillo con l’aquila a due teste e, sebbene osassero farsi chiamare zar (dal latino Caesar) solo dai vicini più deboli, si facevano rappresentare nella iconografia ufficiale come gli apostoli e i padri della Chiesa, secondo il modello dell’imperatore bizantino 5. La fastosità del cerimoniale bizantino fu ancora enfatizzata del nipote di Ivan III, Ivan il Terribile, primo zar di Moscovia che nutriva grande simpatia per l’idea della Terza Roma. Il mito affascinò gli zar che seguirono e lo stesso Pietro il Grande fu fortemente legato all’idea che sottintendeva un potere forte, [39] illimitato, rafforzava le ambizioni imperiali degli zar e accentuava il senso religioso della nazione 6.
La acuta considerazione del filosofo francese relativa a Sofia si può estendere anche ad altre donne potenti della Russia le quali, più o meno consapevolmente, riuscirono ad adeguarsi ai modelli che la cultura giuridica romana aveva trasmesso a quella bizantina che li aveva inclusi, sviluppandoli, nella propria tradizione. Sono i modelli della moglie dell’imperatore romano, la Augusta, e della madre tutrice per i figli minori disegnati dalla cultura e dal diritto romano.
La tradizione giuridica romana aveva riconosciuto alla madre e alla nonna la capacità di essere tutrice per i figli minori. Il Codice teodosiano aveva affidato alla madre, che non si fosse risposata, la tutela dei figli 7. Con la legislazione giustinianea era stata confermate la tutela materna e si era attenuata la severità nei confronti di quella che si fosse risposata. Giustiniano riconobbe non solo alla madre ma anche alla nonna la tutela nei confronti di figli e nipoti 8. La giurisprudenza romana riponeva scarsa fiducia nell’onestà dei tutori, ritenuti inaffidabili e poco interessati ad operare a vantaggio dei loro pupilli. Il Codice ordinava loro di agire nell’interesse dei pupilli e di non spogliarli delle loro sostanze se volevano evitare una accusa di furto 9. Un testo del Digesto autorizzava la madre, la nonna, la sorella e la nutrice, in pratica tutte le donne, ad agire in difesa degli interessi dei minori nei confronti di tutti i tutori 10. Si riconosceva alle donne una naturale pietà che le autorizzava ad agire in tribunale nell’interesse dei fanciulli della famiglia 11.
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Una radicata concezione ‘familiare’ e patrimoniale dei regni portava ad estendere questa forma di tutela anche alla sfera di governo: da Roma a Bisanzio e quindi alla Russia 12. Per quel che riguarda ciò che intendiamo per reggenza vera e propria, invece, non si può fare riferimento esplicito alla cultura romana nonostante gli episodi di “governi di madri” che possono essere citati. Nerone, divenuto imperatore a diciassette anni, affidò alla madre Agrippina il governo di tutti gli affari pubblici e privati dell’impero 13. Nell’età dei Severi emersero le rimarchevoli figure delle Giulie, discendenti da una famiglia sacerdotale che governava ad Emesa, le quali, in modo diverso, riuscirono a raggiungere posizioni di particolare prestigio a Roma 14.
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Di reggenza vera a propria si può cominciare a parlare dal V secolo quando, quasi contemporaneamente, Pulcheria e Galla Placidia governarono le due parti dell’Impero. Il dritto romano bizantino aveva riconosciuto alla madre la funzione di tutrice e l’uso aveva riconosciuto all’Augusta, madre e talvolta sorella dell’imperatore, la reggenza dell’impero che nei secoli fu retta da numerose imperatrici fra le quali risalta la personalità di Irene 15. L’imperatrice Irene 16, aveva condotto una sua propria politica quando ancora il marito era in vita. Leone aveva aderito al principio iconoclastico mentre nei circoli che ruotavano attorno a sua moglie si era mantenuto il culto delle immagini Rimasta vedova nel 780 Irene governò in nome del figlio Costantino di dieci anni sconfiggendo con abilità ed energia complotti e ribellioni. Entrò in relazione con Carlo Magno e convocò il Concilio di Nicea che ristabiliva il culto delle immagini. Nel frattempo il figlio aveva compiuto venti anni e reclamava i suoi diritti che la madre non era disposta a cedere tanto facilmente. Tuttavia l’imperatore forte del sostegno dei militari, stanchi di obbedire ad una donna, riuscì ad ottenere il governo. Governò molto male e subì gravi sconfitte militari tali che Irene fu richiamata a gran voce a Bisanzio. Era di nuova sovrana e decisa a governare non più in nome del marito o del figlio ma in nome proprio con il titolo di imperatore. Le sue Novelle portano l’intestazione “Irene, grande Basileus e Autocrate dei Romani”. Ma questo era troppo. Un gruppo di nobili, approfittando di una malattia di Irene, organizzò un complotto, conferì la corona ad un uomo e l’usurpatrice fu relegata dapprima in un convento, da lei fondato, e poi nell’isola di Lesso dove morì pochi mesi dopo. Al nome di Irene se ne possono aggiungere molti altri fra cui quelli di Teodora 17, Zoe Carbonopsina 18, Teofano, la principessa bizantina divenuta [42] imperatrice del Sacro Romano Impero che governò in nome del figlio Ottone III 19. Anna Dalassena (1040c-1105), imperatrice. Era moglie di Giovanni Comneno, madre di Alessio I Comneno e nonna della principessa e storica Anna Comnena. Governò con il figlio: quando l’imperatore si recò a difendere i confini minacciati da Roberto il Guiscardo affidò l’amministrazione dell’impero alla madre. Quando venne meno la sua influenza politica Anna si ritirò a vivere nel monastero di Pantepoptes 20.
Reggenti e regine in Russia.
I contatti, non sempre amichevoli, tra l’Impero bizantino e i popoli che abitavano i vasti territori di quella che oggi chiamiamo Russia, erano stati frequenti, sin dai tempi più antichi, segnati da guerre e scambi commerciali. L’influenza culturale dell’Impero Romano d’Oriente si era manifestata soprattutto con la conversione al Cristianesimo ma si era sentita anche in altri [43] aspetti della vita, si può supporre anche una possibile influenza della cultura giuridica romano-bizantina, particolarmente per quanto riguarda la reggenza della madre 21.
Nel 945 Igor fu assassinato, sua moglie, Olga di Kiev (+969), assunse la reggenza per il regno e la tutela per il figlio minorenne Swjatoslaw. Olga era nata a Paskov, si ignora in quale anno, il suo nome, Olga-Helga, fa supporre che fosse una principessa di origine scandinava. Per vendicare la morte del marito si pose alla testa di un esercito e inflisse una dura punizione ai suoi nemici. Dopo il 955, abbandonate le cure di governo, si recò a Costantinopoli dove si convertì al Cristianesimo: venne battezzata con il nome di Elena. Fu la prima donna a governare in Russia. Fu canonizzata e divenne una santa della Chiesa russa 22. Della saggezza ed abilità diplomatica di Olga abbiamo testimonianza dal Racconto degli anni passati 23.
Alla morte di Basilio III 24 nel 1533, l’erede aveva solo tre anni, diverrà Ivan IV il Terribile. Elena Glinski la madre del giovane zar, che discendeva da una famiglia della Lituania, divenne reggente e lo rimase sino al 1538 anno della sua morte. Il potere cadde nelle mani dei boiardi.
Sebbene l’influenza della tradizione bizantina in questi casi ci sembri indubbia dobbiamo anche sottolineare che la reggenza della madre sembra essere una “istituzione” comune a popolazioni viventi in territori distanti che non hanno avuto contatti fra di loro. Si può citare il caso della regina vedova Tlacocihutzin, nel Messico precolombiano, che governò in nome del figlio troppo giovane per salire al trono 25. La tutela della madre e la conseguente reggenza del regno sembrano necessità dettate più dal buon senso che da precise norme giuridiche.
In ogni modo la tradizione della madre reggente entrerà a far parte della cultura russa e rimase un uso della corte bizantina. Anna di Kiev (1024-1075), [44] regina di Francia, era figlia di Jeroslav, principe di Kiev e moglie di Enrico I re di Francia. Quando questi morì, nel 1060, Anna prese il potere con il figlio Filippo di 9 anni. Da quel momento gli atti saranno indicati con la formula Philippus rex cum matre sua regina 26.
A Bisanzio, come si è detto sopra, non solo alle madri ma anche alle sorelle poteva essere affidata la reggenza del regno e di questo uso, molto probabilmente, si fece forte Sofia Alexeievna (1675-1704). Sofia era figlia dello zar Alessio Mikailovich e la più dotata tra i suoi figli. Come tutte le donne della nobiltà viveva in stretta segregazione nel Terem dal quale si usciva solo velate e in carrozze chiuse. Le figlie degli zar di solito non si sposavano ma si ritiravano a vivere in convento. Tuttavia la principessa, ben cosciente di essere situata tra un fratello incapace ed uno troppo giovane non prese questa direzione. Ottenne di condividere l’istruzione del fratello Feodor (1676-82) divenuto zar e morto all’età di 21 anni. Era una donna intelligente e colta, tradusse in russo alcune commedie di Molière e le fece rappresentare nel suo palazzo. Alla morte di Feodor fu proclamato zar Pietro di dieci anni. Sofia contestò la successione del fratellastro in quanto, data la sua giovane età, si poteva presupporre una reggenza della madre Natalia Nariskin, seconda moglie di Alessio, che Sofia considerava una avventuriera. La principessa riuscì ad imporre sul trono l’invalido fratello quindicenne Ivan V in nome del quale assunse il governo della Russia che mantenne anche grazie alla sua alleanza con l’abile e colto principe Basilio Golitsin. Sofia fu anche l’artefice della politica estera e in particolare della pace con la Polonia. Quando Pietro raggiunse l’età adulta affrontò la sorellastra e riuscì ad avere ragione dei suoi sostenitori. Sofia fu relegata in convento. In seguito accusata di aver complottato contro lo zar fu da questi personalmente interrogata e poi incarcerata. Morì come suor Susanna. Pietro agli inizi del suo potere affidò le cure di governo alla madre alla morte della quale, nel 1694, assunse personalmente e totalmente le redini del paese 27.
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Anche la posizione della consorte e collaboratrice del sovrano aveva ricevuto riconoscimento dalla tradizione romana e il diritto aveva disegnato il ruolo e la figura della Augusta, la moglie dell’imperatore 28. Alla moglie dell’imperatore romano venivano riconosciute tutte le prerogative regie, tranne quella di fare le leggi 29. Il titolo di Augusta venne talvolta attribuito anche ad altre donne della famiglia imperiale, come nel caso di Pulcheria sorella dell’imperatore infante Teodosio II 30. La posizione della Augusta fu ulteriormente rafforzata nell’impero bizantino dove emergono le personalità di mogli, figlie, madri e sorelle di imperatori 31. Particolarmente rilevante fu la posizione dell’imperatrice Teodora moglie di Giustiniano il quale, scrive Procopio di Cesarea, da “solo tenne l’impero con Teodora”. L’imperatore governò con la moglie della quale seguì i consigli e la quale gli salvò il trono in occasione dell’insurrezione di Nika 32.
Ancora più marcata appare la “collaborazione coniugale” nella Russia dei Romanov, dove si riscontra addirittura la successione della moglie al marito: questo avvenne quando Caterina I (Skovorotska) successe al marito [46] Pietro il Grande 33. La biografia Caterina I, imperatrice di tutte le Russie, è romanzesca, anche se non pienamente attendibile. Nata da un contadino lituano si chiamava Marta. Crebbe come serva nella casa di un pastore protestante a Marienburg. Durante l’invasione russa del 1702 fu fatta prigioniera e finì a Mosca in casa di un collaboratore di Pietro il Grande. Divenne l’amante dello zar nel 1703. Dopo la nascita della figlia fu ricevuta nella chiesa ortodossa con il nome di Caterina. Nel 1711 Pietro, dopo aver divorziato da Eudossia, la sposò. Fu una impareggiabile compagna per il grande zar, lo accompagnò in tutte le imprese, anche le più rischiose, dando sempre prova di grande coraggio e sangue freddo. Nel 1722 fu proclamata erede di Pietro con un ukase e nel 1724 fu proclamata solennemente imperatrice consorte. Divenne imperatrice alla morte di Pietro che aveva assistito sino alla fine. Istituì il consiglio privato supremo e in politica estera seguì una linea anti-inglese. Sebbene praticamente analfabeta fu una donna intelligente, sensibile e capace. Morìnel 1727.
La successione a Pietro I fu particolarmente difficile ed aggrovigliata dato che in Russia la successione legittima, attraverso l’erede dinastico maschio, non si era ancora stabilizzata. Caterina I morendo aveva designato come erede Pietro II, un ragazzo di 12 anni che morì poco dopo 34. A lui successe come imperatrice Anna Ivanovna 35, la sua politica fu dominata da Biron che portò il governo quasi interamente in mani tedesche. In punto di morte l’imperatrice nominò il duca di Curlandia reggente per il giovane Ivan VI 36. La madre dell’imperatore, Anna Leopoldovna, fece arrestare Biron e si attribuì la reggenza. Era figlia di Caterina Ivanovna, sorella dell’imperatrice, Anna Jovanovna e del duca Carlo Leopoldo von Mecklemburg-Schwerin. Quando l’imperatrice-zia morì, nel 1740, Anna si proclamò reggente, rimase al governo per un anno fino a che la corona non fu conquistata, grazie ad una rivolta militare, da Elisabetta, la figlia di Pietro il Grande e della seconda moglie [47] Caterina. La nuova imperatrice salì al trono il 25 novembre 1741 37. Politicamente abile e accorta, ma dalla condotta riprovevole, l’imperatrice diede vita ad una corte brillante. Il suo lungo regno fu segnato dallo sviluppo della scienza: a Mosca fu fondata la prima università russa e fu dato ampio spazio alla Accademia delle scienze.
La successione di Caterina II a Pietro III fu una successione traumatica e drammatica ma fu sempre ritenuta valida e mai contestata 38.
Note
[*] Si veda, Histoire de l’empire de Russie sous Pierre le Grand p. 394 ed. Pleiade, Paris, 1957. Pulcheria (399-453) era la figlia maggiore di Arcadio, nel 414, alla morte dell’imperatore era stata acclamata Augusta dal prefetto Artemio, che le aveva consegnato il potere come reggente per il fratello Teodosio II assunto all’impero. Per meglio adempiere ai suoi doveri l’imperatrice fece voto di verginita. Governo in nome del fratello, veglio sulla sua educazione e gli scelse per moglie Atena, figlia del filosofo ateniese Leontio. Morto l’imperatore, Pulcheria diede la corona e la sua mano a Marciano. La sua vita fu sempre esemplare e la Chiesa la onoro santificandola. Cfr. W. Ensslin, Pulcheria, in Paulys-Wissowa Real Enciclopädie der classischen Altertumwissenschaft, v. 23.2, 1959, pp. 1954-63. (contr.) A. Amore, Pulcheria in Enciclopedia cattolica, t. X, Roma 1953, cc. 315-16, Decretales Pseudo-Isidoriane et Capitula Angilramni, ed. P. Hinscius, (Lipsia 1863), rist. Aalen 1963, Decreta Leonis Papae ad Pulcheriam Augustam, pp. 604-6; A. Rambaud, Etudes sur l’Histoire byzantine, Paris 1922, pp. 214-16; C. Diehl, Byzantine Empresses, trad. H. Bell, London 1964. Per quanto riguarda la sorella come tutrice del fratello minorenne si veda, L. Wenger, Curatrix in “Zeitschrift der Savigny Stiftung. Romanistische Abteilung” (ZSS, RA). XXVIII (1907), pp. 305-11 and K. Holum, Theodosian Empresses: Women and Imperial Dominion in Late Antiquity, Berkeley, 1982. Quasi negli stessi anni in cui Pulcheria governava l’impero d’Oriente Galla Placidia governava l’impero d’Occidente. Galla Placidia (386-450), figlia di Teodosio I e di Galla e sorella dell’imperatore d’Oriente, Onorio. Fu imprigionata da Alarico II, nel 410. Quattro anni dopo a Narbona, in casa di un notabile romano sposo Ataulfo, che la teneva in ostaggio. Ataulfo era divenuto re alla morte del cognato Alarico. Rimasta vedova ritorno presso il fratello, sposo il patrizio Costanzo e resse le sorti dell’Impero d’Occidente durante la minorita del figlio Valentiniano III al quale cedette i poteri nel 437.
[*] Gli Svedesi si erano stabiliti nei dintorni di Novgorod nell’ ottavo secolo sotto la guida del semileggendario Rurik. Il vero fondatore dello stato russo fu Oleg tutore del figlio di Rurik, Igor, che assunse le redini del governo di Kiev. Cfr. Barone Meyendorf e N.H. Baynes, L’eredita bizantina in Russia, in L’Eredita di Bisanzio a c. di N.H. Baynes e H. St.. L.B. Moss, Milano, 1961, pp. 444- 67. Per quel che riguarda la storia delle connessioni tra i popoli scandinavi e slavi si veda G. Vernadsky, Le origini della Russia, Firenze, 1965
[*] Nicolai Micailovich Karamzin (1766- 1826) fu il primo grande storico russo oltre che poeta e scrittore.
[*] Cito da J.H. Shennan, Le origini dello stato moderno in Europa (1450-1725), Bologna, 1974 (1976), p. 14.
[*] J.M. Constant, Naissance des Etats moderne, Paris, 2000, pp. 46- 8.
[*] Sul tema si e svolta la lezione di Tatjana Alekseeva, La teoria di Mosca Terza Roma e la sanzione giuridica dell’ idea di Impero nello Stato russo, la lezione ha avuto luogo il 20 Aprile 2001 nel quadro del XXI Seminario Internazionale di Studi Storici, Da Roma alla Terza Roma, che si e svolto in Campidoglio, Roma dal 19 al 21 aprile 2001, sul Tema Sanctitas. Persone e cose da Roma a Costantinopoli a Mosca.
[*] L’indicazione si ricava dalla Novella 11, 2, a. 439.
[*] Codex, 6, 56, 6 e Codex 5, 35, 1; “Quando mulier Tutelae officio fungi potest!”, al c. 3 si legge “… ita filiorum suorum vel filiarum naturalium tutricem eam existere” e Novella 118, 5, “ Mulieribus enim nos interdicimus tutalae subire officium, nisi mater aut avia fuerint”. Sulla tutela si vedano, P. Frezza, La capacita delle donne all’esercizio della tutela nel diritto romano e nei papiri greco-egizi, in “Aegiptus” 11 (1931); La donna tutrice e la donna amministratrice di negozi tutelari nel diritto romano classico e nei papiri greco-egizi, in “Studi economico-giuridici della R. Universita di Cagliari”, 12 (1933).
[*] Codex 5, 37.
[*] Digestum 26,10,1.
[*] T. Massiello, La donna curatrice. Modelli culturali e prassi giuridica dagli Antonini ai Severi, Napoli 1979; G. Crifo, ha sottolineato una evoluzione della funzione della madre tutrice tra l’epoca degli Antonini e quella dei Severi. La tutela veniva ammessa in casi eccezionali, subito dopo se ne perdono le tracce. Si veda: Sul problema della donna tutrice in diritto romano classico in “Bollettino dell’Istituto di diritto romano “Vittorio Scialoja” (BIDR), LXVIII (1965), e La donna e la tutela in “Labeo” (1982) XXVIII Si veda inoltre M. Massarotto, In merito ai decretali di Antonino Pio sull’affidamento della prole alla madre, in “BIDR” 1977. La prima Costituzione che ammette l’esercizio della tutela della madre e di Teodosio I, nel 390, C. T. 3, 17, 4, e fu riconfermata da Giustiniano, C. 3, 35, 2. Si veda quanto ho scritto sulla madre tutrice nel mio libro L’aria di citta. Donne e diritti nella citta medievale, Napoli 1966, pp.79-91. Si vedano anche L. Venger, Zur Vormundschaft der Mutter, in “Zeitschrift der Savigny Stiftung. Romanistische Abteilung” (ZSS, RA). XXVI (1905) pp. 449-56; J.F. Gardner, Women in Roman law and Society, London 1987.
[*] Si veda quanto ho scritto nel mio, Regine madri e reggenti nel diritto medievale, in “Rivista di storia del diritto italiano” LXX (1997) pp. 209-45.
[*] Svetonius, De vita Caesarum, l. 6, 9
[*] Giulia Domna (+217c) aveva sposato Settimio Severo e creato attorno a se un circolo di dotti. Suo figlio Caracalla le concesse grandi onori conferendole una posizione sino ad allora mai raggiunta da altre imperatrici, si veda la voce 565 Julia Domna in, Pauly-Wissowa, Real-Enciclopedie Suttgart 1900, t. X, 1, cc. 926-34. Giulia Soemiade (+222), era figlia di Giulia Mesa (+dopo 222), una sorella di Giulia Domna, Con l’altra figlia, Giulia Mamea, ed i loro due figlioli, si ritiro a vivere, ricca di una immensa fortuna, ad Emesa dove riusci a far riconoscere il nipote come imperatore, cfr. E. Gibbon, The Decline and Fall of the Roman Empire, Chicago 1952, c. VI, pp. 58 e ss. Giulia Mesa con sua figlia Giulia Mamea (+235), la madre del giovane imperatore Alessandro Severo, ebbe nelle sue mani la direzione del governo dello stato, resse l’impero, scrive Erodiano, sino a che la sua morte non lascio la figlia da sola, Herodianus, Herodiani historiae de Imperio post Marcum, Bologna, f. de Benedictis, 1469; Herodian in two volumes, Books. 1-IV, trad. C.R. Whittaker, Cambridge Mass., Harvard Univ. Press, 1969.l. VI. Si veda anche, H. Schiller, Geschichte d. romischen Kaiserzeit, Gotha 1883, Si veda J. Beaucamp, Le statut de la femme a Bysance (4e-7e siecle), I, Le droit periale, Paris 1990, pp. 312-337.
[*] Si veda a questo riguardo J. Baeucamp, Le statut de la femme a Bysance, (4e- 7e siecles), v. I, Le droit imperial, Parigi 1990, pp. 312-337. Sull’Augusta nell’impero Bizantino si veda. E. Cantarella, L’ambiguo malanno. condizione e immagine della donna nell’antichita greca e romana. Roma 1981, pp. 197-98.
[*] Irene (753c-803), Su Irene si vedano: C. Diehl, Figures byzantines, Paris 1906; Rambaud, Etudes cit., pp. 218-221; S. Runciman, The Empress Irene the Athenian, in Medieval Women, a c. di D. Baker, Oxford 1978, pp. 111-18. E. Cortese, Il diritto nella storia medievale, I, Roma, 1995,p. 194 e ss.
[*] Teodora (+897), figlia di un militare aveva sposato l’imperatore Teofilo e in seguito alla sua morte prematura era rimasta reggente in nome del figlio Michele III. Nell’ 842 convoco il Concilio di Costantinopoli che doveva, ancora una volta, ristabilire il culto delle immagini. Continuo la politica del marito ma non riusci a difendere la Sicilia dall’invasione del califfo di Bagdad. Fu santificata dalla chiesa. L’imperatrice reggente fu anche una abile amministratrice e riusci ad ammassare un tesoro considerevole, dissipato successivamente dall’imperatore. J.B. Burg, History of the Eastern Roman Empire from Arcadius to Irene, Londra 1889.
[*] Zoe Carbonopsina (sec. X) , gia amante di Leone VI, divenne la sua quarta moglie solo dopo la nascita del un figlio Costantino VII. Le nozze erano state avversata dalla chiesa bizantina a causa del divieto di sposare piu di tre volte. Poco dopo la morte del marito fu relegata in convento come suor Anna. Ne usci per divenire reggente per il figlio di soli sette anni dal 913 al 919. Diede prova di acutezza e grande energia. Finito il suo compito torno in convento V. Grumel, La chronologie des evenements du regne de Leon VI, in «Echos d’Orient» XXXV (1936), pp. 5-42.
[*] Teofano (a. 958-991), fu a lungo ritenuta figlia dell’imperatore Romano II, e ora quasi certo che fosse invece figlia del generale Zimisce e di una principessa «nata nella porpora». Aveva sposato Ottone II ed era stata accolta come coimperatrice Augusta. Teofano rimase per otto anni reggente dell’ Impero: governo con abilita usufruendo con saggezza del consiglio e del sostegno dell’arcicancelliere, arcivescovo di Magonza, Willigis e del cancelliere Hildebald. Teofano ebbe anche notevole influenza sullo sviluppo della cultura nel suo tempo testimoniato dalla deferente devozione dei contemporanei e delle tracce della influenza della cultura bizantina su quella occidentale dei secoli X e XI. Non le riusci’, invece, di introdurre in Germania la sua abitudine bizantina alla pulizia, per la quale una monaca la vide soffrire all’inferno Si veda al riguardo K. Kalokyris, Theophano. die grieghische Kaiserin Deutschelands und die byzantinische Kunst des 10. und 11. Jahrhunderts, Koln 1991. E. Gamillscheg, “Zoe und Theodora als Trager dynasticher Vorstellungen in den Geschichtsquellen ihrer Epoche”, Kaiserin Theophanu des Ostens und Westens um die Wende des ersten Jahrtausends, Koln, 1991. A. Davids, The Empress Theophano. Byzantium and the West at the Turn of the First Millenium, New York 1995. Pier Damiani, Pier Damiani Epistulae, in Migne, Patrologia Latina (P.L), CLXXV, c. 744.
[*] Anna Commnena, Alexiade cit., l. III, 6, p. 157 “…et una cum filio imperatore rem publicam gubernaret… Alexium urbe exire cigeret…summum enim inperium matri soli commisit…”.
[*] Per quanto riguarda la storia della formazione delle nazioni che circondavano l’ Impero bizantino e dei loro rapporti con esso si veda N. Davies, Europe. A History. London, 1997, pp. 213-382.
[*] Sulla reggenza di Olga si veda G. Vernadsky, Le origini della Russia, Firenze 1965, pp.354-6. S. Wolle, Olga, Regentin der Kiewer Rus. Bild einer Furstin, in, Herrscherinnen und Nonnen: Frauengestalten von der Ottonenzeit bis zu den Staufen, Hgg. E. Vitz, B. Patzold, G. Beyreuther, Berlin, 1990, pp. 80-107.
[*] Per una bibliografia datata ma molto utile ancora delle prime fonti della storia russa rimando a Meyendorf e Baynes, L’eredita cit.
[*] Basilio era figlio di Ivan III il Grande e di Sofia, durante il suo regno, piuttosto pacifico, continuo l’opera di consolidamento nazionale.
[*] cfr. S. Schroeder, The Noblewomen of Chalco, in “Estyudios de Cultura Nahuatl” 22 (1992) pp. 45-86.
[*] R. Pernoud, La femme au temps des cathedrales, Evreux 1982.
[*] Per quel che riguarda la vita delle donne russe all’epoca si veda Mayerburg, Augustin von, Iter in Moscoviam…Cologne (?), s.n., 1661; per il Terem si veda N. Davies, Europe. A History, London 1997, pp.558-9. N.S. Kollmann The Seclusion of Elite Muscovite Women, in “Russian History” 10 (1988) pp. 170-87. L. Hughes, Sophia: Regent of Russia, 1657-1704, Yale Univ. Press, 1990. Per una descrizione, non proprio amichevole di Sofia si veda Foy de la Neuville, Relation curieuse et nouvelle de Moscovie Paris 1698. Per una rapida ma accurata descrizione degli eventi su riportati si veda C. Grimberg, Storia universale, v. 8, L’egemonia inglese e la fine del’Ancien Regime, Varese 1966, pp. 92-108..
[*] Livia Drusilla, moglie di Ottaviano Augusto, fu una compagna fedele e devota al marito per il quale fu anche consigliera e collaboratrice assumendo, agli occhi dei contemporanei, che spesso le si rivolsero quale intermediaria, la posizione di regina e compartecipe del potere supremo. Con il testamento dell’imperatore le fu attribuito il titolo di Augusta cfr. Tacito, Annali, I, 8. Dione Cassio, Storia romana, LV, 14- 22. Ad Annia Valeria Faustina e a sua figlia Faustina Minore furono accordati in vita e in morte onori pari a quelli dei Cesari. Faustina minore fu anche insignita del titolo di madre degli eserciti, per la prima volta nella storia di Roma.Dione Cassio, Ibidem, LXXII, 10, 30, 31. Annia Galeria Faustina (Faustina maiae) (+141) aveva sposato Antonino Pio, sua figlia Annia Galeria Faustina (Faustina minore) (125/30 -176), la prediletta del padre, sposo il cugino, Marco Aurelio.
[*] Digestum 49, 14, 6 “..quandoque privilegi fisco competit, hoc idem et Caesaris ratio et Augustae habere solet”. Anche Codex 6, 22, 7,
[*] Cod. Teodosiano, 13, 21, “…nec si ad domum dominae ac venerabilis Augustae Pulcheriae germanae nostrae…”.
[*] Si veda al riguardo, Cantarella, L’ambiguo cit., pp. 197-98. Anche, A. Arjava, Women and Law in Late Antiquity 1998.
[*] Procopio di Cesarea, Le Inedite, 10, Testo greco emendato sui manoscritti con traduzione italiana di D. Comparetti, Roma 1928. Per quella che puo essere stata l’influenza di Teodora su Giustiniano ‘legislator uxoris’ si veda il mio, I diritti delle donne nella societa altomedievale, Napoli 1986, pp. 51- 59. Per l’episodio dell’ insurrezione di Nika, scoppiata l’ 11 gennaio 532 durante lo spettacolo delle corse, si veda Procopio, Guerra Persiana, 1. 24, ed. W. Dindorf, I, pp. 119-120. Si veda anche Cortese, Il diritto cit. I, pp. 102- 3.
[*] Cfr. S.M. Solovev, History of Russia, vv. XIV-XVIII, St. Petrsburg 1895. K. Walizewski, L’heritage de Pierre le Grand, Parigi 1911. Un ampio disegno storico nel piu recente, M. Malia, Russia under Western Eyes. From the Bronze Horseman to the Lenin Mausoleum, Cambridge (Mass.) 1999.
[*] Pietro II era figlio di Alessio, il figlio di Pietro I, premorto al padre in circostanze drammatiche, e di Charlotte di Brunswick.
[*] Anna era la figlia dello zar Ivan V, aveva sposato Biron, Ernest Johann duca di Curlandia.
[*] Ivan VI era nipote di Caterina, la sorella dell’ imperatrice Anna e figlio di Anna Leopoldovna e di Ulric di Brunswick.
[*] E. Herrmann, Herrmann, Ernst Geschichte des russischen Staates, 6 vv., Hamburg ( Gotha), 1846-1866, t. IV, Von der Regentschaft der Grossfurstin Sophia Alexeiewna bis auf die Thronbesteigung der Kaiserin Elisabeth Petrowna (1682-1742);
[*] Caterina Alexeievna ‘la Grande’ imperatrice di tutte le Russie (1729- 1796), era figlia di Cristiano Augusto di Anhalt-Zerbst. Sposo Pietro III Romanov nel 1745. Dopo la deposizione del marito governo la Russia per 34 anni. Colta e politicamente abile contribui alla modernizzazione della sua patria adottiva. La letteratura sulla grande imperatrice e molto ricca. Per un primo approccio si veda Solovev, History of Russia cit., vv. XXI-XXIV.
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